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Sostenibilità e innovazione: l’impegno di Cobola Falegnameria

Giuliano Decostanzi in questa intervista ci racconta di più di Cobola Falegnameria, realtà attiva da 70 anni, è specializzata nella  produzione di serramenti in legno e in legno e alluminio. L’azienda ha attenzione  da sempre al miglioramento continuo, coniugando tradizione, innovazione,  qualità e sostenibilità. 

Cobola ha ottenuto importanti certificazioni ambientali come la EPD e la CoC PEFC/FSC. Può spiegarci l’importanza di queste certificazioni e come  contribuiscono alla vostra missione di sostenibilità? 

Il nostro percorso verso la sostenibilità parte a metà degli anni 90 quando l’azienda ottenne dopo una  profonda riorganizzazione la certificazione ISO 9001. Certificazione di sistema di gestione della  qualità dapprima della sola produzione ed in seguito implementata per quanto riguarda l’installazione  e non ultima la progettazione. Questa importante certificazione ha dato un “modus operandi” di ogni  azione ed investimento, con conseguente miglioramento continuo delle nostre procedure, seguendo  delle regole internazionali e non auto referenziandosi e ponendosi come mission un percorso di  progettazione, produzione ed installazione di serramenti in legno sempre più sostenibile. Questo  percorso e poi proseguito dalla metà degli anni 2000 fino ad arrivare al 2010 anno in cui Cobola  diventò partner dell’Agenzia CasaClima, un ente di certificazione pubblico e indipendente della  provincia autonoma di Bolzano peraltro non coinvolto nel processo edilizio, facendo un percorso di  formazione e mantenimento della qualità controllata per l’edilizia sostenibile e l’efficienza energetica. 

Dopo aver fornito ed installato serramenti ad edifici con protocolli volontari di casaclima Nature, oltre  a green building Italia (Leed) e Itaca dove l’efficienza energetica ai massimi livelli è l’obiettivo e  l’importanza della sostenibilità di approvvigionamento tramite la filiera controllata del legno dal bosco  al prodotto finito è parte fondamentale dei protocolli appena citati, nel 2018 viene introdotta in  azienda la catena di custodia anche chiamata COC (chain of custody) PEFC™ è l’acronimo di  “Programme for the Endorsement of Forest Certification Schemes”. Si tratta di un sistema di  certificazione forestale riconosciuto a livello internazionale, che definisce standard di gestione  sostenibile e successivamente abbiamo aggiunto anche la catena di custodia dell’FSC ,  garantendo che l’azienda traccia i propri prodotti certificati all’interno del processo di produzione  fino alla consegna in opera. Successivamente tra il 2018 e il 2019 l’azienda ha compiuto  Un’ulteriore e fondamentale passo verso la sostenibilità facendo LCA di prodotto ossia la  valutazione del ciclo vita dello stesso, attraverso le LCA si è arrivati nel 2021 alla pubblicazione  dell’EPD International per sei famiglie di serramenti in legno e legno-alluminio. L’ EPD è una  dichiarazione ambientale di prodotto di importanza internazionale rilasciata dallo swedish  Environmental management Council, che quantifica le prestazioni ambientali dei prodotti mediante  parametri di sostenibilità universalmente riconosciuti.

La vostra azienda ha implementato l’uso di energia autoprodotta e fonti  rinnovabili al 100%. Quali sono stati i principali vantaggi e le sfide incontrate in questo  percorso verso l’energia sostenibile? 

Tra i vari indicatori contenuti nella nostra Dichiarazione Ambientale di prodotto come dicevo  poc’anzi troviamo il GWP ossia il Global warming potential , nelle tabelle degli indicatori ambientali  di ogni specie legnosa e serie di prodotto abbiamo tre diversi valori di GWP ossia la quantità di  emissioni di CO2 al metro quadro equivalenti responsabili del cambiamento climatico. 

Il primo e più importante per peso di diossido di carbonio equivalente al metro quadro per produrre  le nostre finestre è il GWP fossile cioè le emissioni associate all’utilizzo di energia di origine fossile  nel processo di produzione e lavorazione. E’ proprio questo indicatore che ci ha fatto comprendere  quanto è importante investire in energia da fonti 100% rinnovabili utilizzando l’energia autoprodotta attraverso l’impianto fotovoltaico presente sulla copertura dello stabilimento di  Sanfront ed integrando la parte rimanente con acquisto di energia verde proprio per ridurre al  massimo il valore di CO2 equivalente prodotta attraverso combustibili fossili.  

Anche perché noi utilizzando come materia prima per i nostri prodotti il legno per il secondo  indicatore di GWP troviamo quello biogenico caratteristico del legno, la nostra materia prima, infatti trattiene l’ anidride carbonica assorbita dall’atmosfera durante la crescita dell’albero  stoccandola nel serramento durante la sua vita. Questo valore è quindi negativo cioè sottrae  diossido di carbonio all’ambiente. Il terzo indicatore di GWP è nominato Luluc e riguarda le emissioni di diossido di carbonio dovute  all’utilizzo del suolo durante il processo di crescita dell’albero, si tratta di valori ridotti ma anche il  suolo ha il suo stock di CO2 che può variare. Il GWP totale del prodotto e la somma dei tre valori appena descritti quindi comprendete che è per  quanto vi ho appena portato all’attenzione per la nostra azienda è naturale investire in energia  rinnovabile al 100%. 

Il concetto di Life Cycle Assessment (LCA) è fondamentale per Cobola. Può  illustrarci come utilizzate questo strumento per migliorare l’impatto ambientale dei  vostri prodotti lungo tutto il loro ciclo di vita? 

Faccio un passo indietro nel tempo per far comprendere meglio le nostre scelte di analizzare i  nostri prodotti attraverso LCA. in data 11 dicembre 2019 la Commissione europea ha adottato il  Green Deal Europeo dove si dice che il futuro dell’Europa dipende dalla buona salute del pianeta. I  paesi dell’Unione Europea si sono impegnati a conseguire l’obiettivo della neutralità climatica entro  il 2050 rispettando gli impegni assunti nel quadro dell’accordo di Parigi del 2015. Il green Deal  europeo è la strategia dell’Unione Europea per conseguire l’obiettivo entro il 2050 

All’interno degli obiettivi del Green Deal europeo si trova quindi un nuovo piano d’azione per  l’economia circolare per un’Europa “più pulita e più competitiva”, prevede che l’Unione Europea adotti una strategia organica e integrata che investa un ampio insieme di settori e attori sulla base  dei principi di circolarità ed il concetto di ciclo di vita (appunto) in modo da ridurre al minimo  l’impronta degli edifici usando le risorse in modo efficiente e circolare e trasformando il settore  edile in un pozzo di assorbimento, ad esempio attraverso l’uso di materiali da costruzione organici in grado di immagazzinare il carbonio, come il legno di origine sostenibile (ne abbiamo parlato  prima in merito alle CoC). Sulla base di questi concetti e opportunità che l’Europa attraverso il  green deal ha introdotto, la nostra azienda dal 2019 ha intrapreso LCA ossia la valutazione del  ciclo vita dei suoi prodotti, uno strumento per analizzare l’impatto ambientale di un prodotto lungo  tutte le fasi del suo ciclo vita, nel nostro caso si può idealmente sintetizzare dal bosco al prodotto 

direttamente installato in cantiere, passando attraverso la trasformazione della produzione ed il  trasporto. Abbiamo quindi analizzato l’impatto ambientale partendo dal legno, la nostra materia  prima, alla ferramenta, alle vernici che sono gli elementi principali che compongono le nostre  finestre, dai trasporti nelle sue varie fasi (dal bosco, alla segheria, allo stoccaggio fino ad arrivare  alla nostra azienda e poi fino al cliente finale) e questo ci ha permesso di comprendere come  l’utilizzo di specie legnose più vicine a noi, magari regionali se non locali ci porta ad una notevole  riduzione del diossido di carbonio lungo tutto il ciclo vita, ecco che già dal 2018 abbiamo aderito  ad una filiera piemontese del legno nominato “Legno sostenibile Piemonte” e poi nel corso dello  scorso anno abbiamo visto e aiutato a nascere nella zona del saluzzese il “Polo legno Monviso”. In  un futuro neanche tanto lontano auspichiamo che questo sistema di filiera corta porti anche a  delle ricadute in termini addetti del settore e conseguente ritorno a lavorare e riabitare le nostre  vallate dando una possibilità alle nuove generazioni e alle loro famiglie di vivere a contatto con la  natura. 

Cobola è tra i fondatori della rete di imprese ZERO150, che promuove l’edilizia a  km 0. Quali sono i benefici ambientali ed economici di questa iniziativa per le comunità  locali? 

Partendo dall’esperienza della filiera piemontese del legno nel corso del 2022 siamo riusciti con  altre cinque aziende produttrici cuneesi, (ad oggi siamo in otto) a creare la prima rete della nostra  provincia nel settore Edile. Le aziende della Rete, hanno tutte come obiettivo una crescita legata e  rispettosa del territorio contribuendo positivamente agli obiettivi di sostenibilità ambientale,  sociale ed economica enunciati dai 17 goals dell’ONU, tra cui ci sono anche gli edifici in cui  abitiamo e lavoriamo o facciamo attività ricreativa, in buona sostanza dove passiamo gran parte  del nostro tempo. Abbiamo quindi costituito ZERO150 pensando di tradurre in opportunità di  mercato il percorso verso la sostenibilità, inteso come implementazione dei fattori ESG – fattori  ambientali (Environment), sociali (Social) e di gestione delle aziende (Governance). 

La nostra rete ha quindi lo scopo prima di tutto di scambiarci tra di noi retisti informazioni di  adeguamento delle nostre strutture produttive e prodotti stessi ai nuovi criteri ambientali come il  principio della direttiva europea Do No Significant Harm (c.d:DNSH) ossia del “non arrecare danno  all’ambiente” coniugando “la crescita economica” e “la tutela dell’ecosistema” garantendo che gli  investimenti (sia all’interno delle nostre aziende che l’output dei nostri prodotti) siano realizzati  senza pregiudicare le risorse ambientali. Tutto questo ci porta a diffondere questi concetti che  andiamo a ”mettere a terra” nelle nostre attività quotidiane a tutti gli “stakeholder” partendo dalle  istituzioni, stazioni appaltanti nel caso dei lavori pubblici (ricordo che sono i primi destinatari dei  nostri prodotti e servizi nella realizzazione del Piano europeo di Ripresa e Resilienza -PNRR), di  conseguenza le imprese e progettisti convolti fino ad arrivare al cliente finale (ricordo che questi  principi fanno parte dell’attuazione della direttiva EPBD4 anche detta CaseGreen 2030) in modo da  alimentare la richiesta di prodotti locali con conseguente ricaduta sul nostro territorio. 

In un’ottica di economia circolare, Cobola ha implementato progetti di riutilizzo e  riciclo dei materiali da costruzione. Può condividere alcuni esempi concreti di  questi progetti e i risultati ottenuti in termini di sostenibilità? 

Nel corso del decennio 2010-2020 abbiamo partecipato a diversi progetti con protocolli di  efficienza energetica e sostenibilità certificata come ricordavo poc’anzi come il primo ClimaHotel  del nord-Ovest nel paese di Marmora, la CasaClima School di Levaldigi , la Co-housing di Ciriè con i protocolli ITACA e Passivhaus (protocollo tedesco) oltre che progetti pilota transfrontalieri  promossi dalle camere di commercio di Cuneo, Savona, Imperia e Nizza come “Tetto sottile” uffici della camera di Commercio di Cuneo appunto, dove la ristrutturazione e l’efficientamento energetico sono stati realizzati nel pieno rispetto dei primi CAM (Criteri Ambientali Minimi) entrati  in vigore nel 2017 e dove lo sforzo è proprio stato quello di contenere entro 150 Km dal cantiere la  maggior parte dei materiali utilizzati oltre alla manodopera attuando a pieno il concetto di  sostenibilità legata al territorio. 

Tutto questo ci ha fatto capire che i prodotti che andiamo e andremo a realizzare e ad installare  dovranno sicuramente essere efficienti energeticamente ma anche durevoli, con possibilità  diriutilizzo e la disponibilità di ricambi, riparabili (quale materiale conoscete che è più riparabile del  legno?), l’assenza di sostanze pericolose per l’ambiente e per la salubrità degli occupanti gli  ambienti destinatari dei nostri prodotti (quindi massima attenzione all’inquinamento indoor) e la  disassemblabilità totale a fine vita in modo da porter nuovamente riutilizzare alcuni componenti e  poter smaltire in maniera da non arrecare danno all’ambiente e produrre meno CO2 possibile  nell’atto dello smaltimento. 

Partendo da questi concetti fin dalla progettazione dei nostri prodotti abbiamo appunto progettato  e ormi da cinque anni testato una famiglia di prodotti montati non più su controtelaio ma su un  sistema che fa risparmiare materia prima perché non ha più le fasciette perimetrali cosidette  “coprifili” e prevede un aggancio al muro di tipo meccanico quindi riducendo al minimo i materiali  di posa che spesso hanno come limite la non salubrità attraverso le emissioni di Voc negli  ambienti indoor attraverso il degrado ed in un secondo tempo magari a fine del ciclo vita si potrà  rivestire in opera dall’esterno con una “cover” d’alluminio sostituendo i materiali che fra trenta o  quarant’anni avranno ridotto se non perso totalmente la loro performance energetica come il vetro  e guarnizioni potendo riutilizzare lo stesso prodotto, ricordo a suo tempo posato con il concetto  meccanico, e dando una SECONDA VITA alle nostre finestre riducendo al minimo gli impatti  ambientali.

Gullino: partnership con Jingold per la coltivazione del suo innovativo kiwi a polpa gialla

Saluzzo, 11 luglio 2024 | Gullino Group ha stretto una partnership con Jingold per ottenere la licenza per la coltivazione del suo innovativo kiwi a polpa gialla, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo per le sue caratteristiche organolettiche uniche e la sua qualità premium.

L’accordo prevede la messa a dimora, da parte dell’azienda piemontese, di nuovi impianti di kiwi giallo della varietà Jintao, di cui Jingold è licenziataria, su una superficie complessiva di 50 ettari, tra Piemonte e Lazio. 

“L’accordo coinvolgerà sia i nostri produttori del Cuneese che le aziende di Latina di nostra proprietà”, spiega Carola Gullino, managing director di Gullino Group. 

“Si parte con una base di 50 ettari, con la prospettiva di implementare in futuro questa nuova partnership e aumentare ulteriormente le superfici destinate al kiwi giallo di Jingold”.

L’accordo stipulato fra le due aziende prevede che, al raggiungimento di volumi significativi, il prodotto venga lavorato nello stabilimento di Gullino Group a Manta (Cn), dotato di una macchina calibratrice Unitec a impacco diretto. 

“Dedicheremo il magazzino di Manta esclusivamente al prodotto Jingold,” spiega Giovanni Gullino, insieme alla sorella managing director e titolare dell’azienda di famiglia, “mettendo così a disposizione una struttura moderna ed efficiente, dotata di tecnologie di ultima generazione per la lavorazione e il confezionamento dei frutti”.

Dal canto suo, Jingold metterà a disposizione la sua consolidata esperienza di specialista globale del kiwi e il suo pacchetto tecnologico che include genetica avanzata, varietà selezionate, portainnesti robusti e know-how agronomico, in grado di garantire ottimi risultati in fatto di rese e livelli qualitativi. “Gli impianti saranno realizzati secondo i nostri standard”, dichiara il direttore generale di Jingold Alessandro Fornari, “includendo sistemi di irrigazione a basso consumo, protezioni contro eventi atmosferici e tecniche di difesa integrata, per una produzione agricola sicura e sostenibile, attenta al welfare e alla gestione idrica”.

“Siamo molto soddisfatti di aver raggiunto questo accordo con una delle principali realtà del kiwi piemontese e italiano,” aggiunge Fornari. “L’obiettivo è di incrementare la coltivazione di kiwi Jingold in due areali, quello piemontese e quello laziale, in cui le nostre varietà sono già presenti e coltivate con ottimi risultati da agricoltori ad alta professionalità”.

Gullino Group è un’azienda di riferimento nel settore del kiwi da più di 50 anni. Ha una capacità frigo di oltre 35 mila tonnellate e commercializza kiwi e mele da diversi decenni sia in Europa che oltre oceano. 

“Crediamo molto nel kiwi, è una nostra vocazione storica, e riteniamo che l’innovativa varietà a polpa gialla di Jingold, rinomata in tutto il mondo, sia per noi un investimento strategico, anche in considerazione delle problematiche che riguardano oggi il kiwi verde,” sottolinea in conclusione Giovanni Gullino

“Siamo per questo molto contenti dell’accordo stipulato con un partner che conosciamo e stimiamo da anni e sul quale riponiamo la massima fiducia, ritenendolo il player migliore a cui fare affidamento per rinnovarci e rafforzarci sul comparto del kiwi”.

eVISO: l’energia del futuro per le piccole e medie imprese

Intervista aVincenzo Cascio: ottimizzazione dei consumi, tecnologie innovative e sostenibilità ambientale

In un contesto di crescente attenzione alla sostenibilità e all’efficienza energetica, eVISO si distingue non solo come fornitore di energia elettrica e gas, ma anche come partner strategico per le piccole e medie imprese. Vincenzo Cascio ci guida attraverso le innovative soluzioni di eVISO per ottimizzare i consumi energetici e ridurre gli sprechi, dimostrando come la tecnologia e la consulenza mirata possano trasformare i costi energetici in risorse preziose. Dalla gestione intelligente dei consumi all’implementazione di sistemi di monitoraggio avanzati, eVISO offre un supporto completo per aiutare le aziende a raggiungere obiettivi di sostenibilità e risparmio.

eVISO non è solo un fornitore di energia elettrica e gas, ma anche un partner energetico per le piccole e medie imprese. Come supportate queste aziende nell’ottimizzazione dei loro consumi energetici e nell’individuazione di potenziali sprechi?

Si, il nostro obiettivo è quello di far diminuire i consumi dell’utenza, ottenendo un risparmio
economico netto e quantificabile. Cerchiamo di trasformare quindi un costo in risorsa per
l’azienda, ottenendo un beneficio sia a livello economico che ambientale. Lo strumento che utilizziamo per svolgere questo scopo è il servizio di monitoraggio. Esso prevede l’installazione di uno o più sensori, in modo tale da individuare come, quando e quanto si sta consumando. I sensori, infatti, ci permettono di ottenere il consumo globale, o parziale per una specifica linea di lavorazione. Questo in funzione della volontà ed intenzioni del cliente. Con questa razionalizzazione possiamo quindi, attraverso consulenze energetiche dedicate, determinare eventuali problematiche e cercare soluzioni idonee, tenendo sempre in considerazione abitudini e metodi del cliente. In generale gli interventi prevedono la minimizzazione degli sprechi, l’ottimizzazione di processi esistenti e la riduzione dei consumi con l’utilizzo di energie rinnovabili.

Grazie alla tecnologia dei sensori di monitoraggio e al servizio di consulenza su misura, eVISO fornisce report mensili e allerte sui consumi anomali. Può spiegare come funziona questo sistema e quali benefici concreti ha apportato alle aziende che lo hanno adottato?
Esattamente, nel servizio di monitoraggio è prevista una reportistica tecnica ed anche un servizio supplementare di allerte. La reportistica consiste in due elaborati tecnici, uno più riepilogativo ed introduttivo, per tenere sotto controllo i valori globali di consumo e di potenza di picco, ed uno più specifico, che contiene i dati estratti ed analizzati dei sensori di monitoraggio. In quest’ultimo, il report, inseriamo tutte le curve di carico dell’utenza, ovvero i dati ora per ora di assorbimento dalla rete che sono avvenuti nell’utenza e che sono stati monitorati dal nostro sensore di monitoraggio. Le allerte, invece, sono questo servizio supplementare che serve ad avvertire il cliente in caso di anomalie di vario tipo. Al momento attuale esistono sei tipologie diverse di anomalie che noi analizziamo giornalmente e/o settimanalmente e/o mensilmente, inviando al cliente una comunicazione diretta nel caso in cui abbiano esito positivo. Tra di esse troviamo anomalie per consumi anomali nell’ultima notte. Anomalie per consumi anomali durante il weekend appena
trascorso. Anomalie per consumi anomali della settimana precedente. Due anomalie relative alla penale che si paga per l’energia reattiva. Ed un’ultima anomalia che avverte il cliente nel caso in cui si sia raggiunta una potenza superiore rispetto alla potenza disponibile del contatore. Su tale argomento ci sarebbe da aggiungere veramente tante cose, in generale e brevemente si può riassumere dicendo che, fornendo questa reportistica mensilmente al cliente, ed allertando nel caso di anomalie, cerchiamo sempre di tenere sotto controllo la situazione, informando costantemente il cliente. Inoltre, tutto questo materiale ed informazioni, sono a disposizione sul nostro sito internet.

Uno degli interventi che avete realizzato riguarda il relamping con lampade a LED, che ha portato a significativi risparmi energetici. Può spiegare come funziona questo processo e quali sono stati i risultati concreti ottenuti?
Certamente. Come ampiamente spiegato, i sensori di monitoraggio ci hanno permesso di ottenere utili dati in merito alla distribuzione dei consumi della Gullino. Con una attenta analisi, abbiamo individuato e quantificato l’impatto dall’illuminazione interna ed esterna. Dati alla mano, ci siamo confrontati direttamente nell’incontro fissato per la consulenza energetica ed abbiamo notato che erano installate plafoniere con lampade a neon. In totale, l’illuminazione pesava per circa 90 kW. Con queste preziose informazioni abbiamo quindi fornito al cliente uno scenario che riportava l’intervento di relamping, ovvero di sostituzione vecchie plafoniere con altre di nuova generazione, a led, comportando un risparmio del 50% minimo. Questo si è tradotto in una diminuzione di 45 kW ogni ora, durante tutte le ore notturne. Inoltre, consigliando anche timer crepuscolari e sensori di
presenza, abbiamo anche ottimizzato l’accensione e lo spegnimento. Cercando di sfruttare nel miglior modo possibile l’illuminazione naturale. Alla fine della fiera, tale intervento ha permesso all’azienda Gullino di andare a risparmiare circa 32€ ogni giorno, ammortizzando l’impianto in circa quattro anni.

La gestione intelligente dei carichi energetici, come nel caso della ricarica dei muletti nelle ore a prezzo inferiore, è un altro esempio delle vostre soluzioni innovative. Lo stesso per gli interventi atti a smorzare i picchi di consumo energetico, che sono particolarmente importanti per le aziende con alti consumi come le celle frigo. Quali tecnologie e strategie avete utilizzato per ottenere questi risultati?


Le strategie che vengono utilizzate variano sempre in funzione delle abitudini del cliente. Muletti e celle frigo ne sono l’esempio eclatante. Per i primi, il vantaggio risiede nel fatto che il prezzo dell’energia, il PUN, Prezzo Unico Nazionale, varia di ora in ora. All’aumento dei consumi a livello nazionale (una domanda più grande), i costi dell’energia risultano essere maggiori (maggior carico di produzione energetica previsto nelle centrali italiane). Di conseguenza, sfruttare le fasce orarie in cui il prezzo è inferiore, permette di non intervenire sulla tecnologia esistenze, ma cambiare solo le abitudini. Generalmente i picchi
sono al mattino, indicativamente tra le 7-10, e la sera, tra le 19 e le 22. Di conseguenza, in questo caso è stato, dove possibile, sfruttare le ore limitrofe al mezzogiorno, considerando anche la presenza del fotovoltaico. Eventualmente, temporizzare la ricarica dei muletti, in modo da farla partire dopo la mezzanotte, un orario in cui il prezzo è molto più calmierato considerando la domanda inferiore. Per quanto riguarda la riduzione dei picchi tramite le celle frigo, bisogna solo introdurre che mensilmente, viene pagata una tassa sulla potenza di picco raggiunta. Conteggiata come la potenza massima quart’oraria nel mese. I picchi della Gullino erano estremamente elevati. Grazie sempre ai sensori siamo riusciti sia a consigliare una piccola variazione per l’accensione delle celle, evitando quindi un assorbimento simultaneo dei compressori nei frighi, sia una serie di interventi impiantistici atti a ottimizzare i consumi. Tra di essi troviamo: 

1) Sostituzione sensori di temperatura in modo tale da avere un controllo più sensibile sui valori di questa variabile intensiva;
2) Sostituzione tubature, canalette e guaine, maggiormente coibentate, per diminuire le
dissipazioni di calore;
3) Ottimizzazione dell’impianto tramite sostituzione inverter e rifacimento dei cavi di alimentazione
dei compressori, per diminuire le dissipazioni elettriche e massimizzare le efficienze;
4) Installazione di cavi di comunicazione in PLC per l’ottimizzazione dei consumi di ammoniaca dei compressori.
In conclusione, sempre grazie ai sensori di monitoraggio, siamo andati a verificare nel concreto l’efficacia di questi interventi.

Considerando l’attuale crisi climatica e la crescente importanza della sostenibilità, quali ritiene siano le principali sfide che le aziende devono affrontare per ridurre il loro impatto ambientale e come possono superarle?
L’aspetto ambientale è una questione molto importante che, dal mio punto di vista personale, sta venendo un po’ trascurata. Il pianeta Terra è un sistema complesso formato da diversi biosistemi. Una piccola perturbazione comporterebbe la rottura di questo equilibrio. Purtroppo, al giorno d’oggi, l’elemento che sta rompendo tale equilibrio è l’aumento della temperatura globale, il cosiddetto global warming, responsabile del cambiamento climatico ed evidente, purtroppo, giorno dopo giorno, dai comportamenti della natura. Secondo me, le aziende, con il contributo delle varie nazioni, dovrebbero iniziare a pensare a strategie concrete per abbattere queste sostante clima-alteranti, derivanti principalmente da combustibili fossili. L’argomento è molto più complesso, perché tra le sostanze dannose non troviamo solo composti carboniosi “capitanati” dall’anidride carbonica, ma anche tutti le sostanze solforose, i composti di azoto, il particolato e le varie polveri sottili (PM). Esistono soluzioni concrete e soprattutto molto valide, l’unico problema che è il minimo comun denominatore sono i soldi. Purtroppo queste tecnologie sono sempre le più care e certe volte economicamente svantaggiose, di conseguenza le varie attività non sono interessate o non possono proprio, neanche volendolo, aconvergere verso queste soluzioni ecologiche. Abbiamo quindi bisogno di una mano a livello nazionale, continentale e mondiale, per poter cambiare. Siamo ancora in tempo e confido che nel futuro riusciremo sempre di più a migliorare la situazione del nostro pianeta.

Sostenibilità agricola: innovazione e cura del territorio

Intervista a Bruno Sacchi: dalle Energie rinnovabili all’agricoltura Simbiotica, una visione circolare per l’ambiente

Nel cuore del territorio del Monviso, Joinfruit rappresenta un modello di innovazione agricola e sostenibilità ambientale. Bruno Sacchi, guida dell’azienda, ci racconta come la forte identità territoriale si sposi perfettamente con una missione volta a ridurre l’impatto ecologico. Joinfruit, infatti, non si limita a produrre frutta e verdura di alta qualità, ma si impegna a rispettare e proteggere la terra con dedizione e rispetto. Ogni azione è concepita in un’ottica circolare, per restituire valore alla comunità e alle risorse naturali.

Joinfruit ha una forte identità territoriale e un legame profondo con il territorio del Monviso. Come riuscite a coniugare questa identità locale con la vostra missione di sostenibilità ambientale?


La sostenibilità ambientale è uno dei punti chiave della politica aziendale di Joinfruit: ce ne occupiamo nel nostro territorio così come in qualsiasi altra regione d’Italia dove operano le nostre aziende socie. È chiaro che visto il forte legame con il territorio del Monviso, prestare attenzione all’impatto ambientale e all’impronta ecologica delle nostre attività locali, viene in qualche modo ancora più naturale, è nel nostro DNA. In termini più generali, come agricoltori ci consideriamo custodi della terra: la nostra missione non è solo lavorare la terra per produrre frutta e verdura fresca, genuina e dalle eccellenti caratteristiche qualitative e nutrizionali, ma prendercene cura con rispetto e dedizione. Ogni nostra azione è caratterizzata dal forte impegno verso la sostenibilità ambientale ed è pensata in un’ottica circolare, perché desideriamo restituire valore alla terra che ci ospita e alla comunità a cui apparteniamo. In questa cornice, cerchiamo di portare innovazione in agricoltura, che per noi significa non solo offrire soluzioni più efficaci ai nostri produttori e assicurare qualità e soddisfazione ai consumatori e ai nostri partner commerciali, ma anche ottimizzare l’uso delle risorse e salvaguardare quel patrimonio inestimabile che ci nutre e che è la Terra.

Uno degli aspetti chiave della vostra strategia di sostenibilità è l’uso di energie rinnovabili, come gli impianti fotovoltaici e le luci a LED. Quali sono stati i principali benefici di queste scelte, sia in termini ambientali che economici?


Le nostre scelte sono sempre fatte nell’ottica di raggiungere questi obiettivi ambientali ed economici contemporaneamente, perché la sostenibilità ambientale deve andare a braccetto con quelle economica. Nello specifico l’adozione della illuminazione led nei nostri impianti produttivi ha permesso una drastica riduzione dei consumi energetici che hanno centrato contemporaneamente sia l’obiettivo del risparmio economico che quello della riduzione della carbon food print relativa all’illuminazione. Stesso discorso vale per l’utilizzo sempre maggiore di energia rinnovabile da impianti fotovoltaici e in questo caso abbiamo cercato di agire anche sull’organizzazione del lavoro per massimizzare il consumo energetico nelle ore di produzione dell’impianto stesso.

L’ottimizzazione dell’uso dell’acqua è cruciale per un’agricoltura sostenibile. Puòi raccontarci di più sul vostro progetto sperimentale di irrigazione intelligente e sulle tecnologie che state implementando per il risparmio idrico?

Nelle prossime settimane verrà installato il primo impianto pilota di questa start up che cambia profondamente il sistema di gestione delle acque di irrigazione. Gli attuali impianti utilizzano centraline che regolano l’irrigazione in base a tabelle orarie, mentre questa tecnologia che sperimenteremo utilizza centraline intelligenti che comandano l’irrigazione sulla base delle informazioni ricevute dal software che elaborando le immagini satellitari ricevute giornalmente leggono l’evaporazione dell’appezzamento in questione e conseguentemente regolano l’acqua necessaria a ripristinare il grado di umidità predefinito. 


Ci dice di più sul progetto di Agricoltura Simbiotica, che si basa sull’interazione benefica tra piante e microrganismi del suolo. Quali sono i risultati ottenuti finora e quali benefici vi aspettate da questa innovativa pratica agricola?

Il nostro progetto di ricerca di Agricoltura Simbiotica nasce nel 2022, come prima esperienza di attivazione del disciplinare di Agricoltura Simbiotica da parte di una OP. È stato realizzato in collaborazione con il gruppo di ricerca in interazioni piante-microrganismi presso il Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell’Università di Torino, è stato avviato nell’ambito del Programma Operativo 2021-2023 ed è tutt’ora in corso. Quindi, siamo partiti dall’implementazione del disciplinare di Agricoltura Simbiotica (creato e sviluppato da Sergio Capaldo, fondatore de La Granda e del consorzio eco-simbiotico Società Consortile Ecosì) per poi andare oltre, esplorando le fondamenta della simbiosi tra piante e microrganismi del terreno. Il suolo è una matrice estremamente complessa, che racchiude un’enorme diversità microbica. È stato ampiamente dimostrato che le comunità microbiche della rizosfera (la porzione del suolo a stretto contatto con la radice) contribuiscono alla difesa delle piante dagli stress, migliorando l’acquisizione di nutrienti e acqua e influenzando la resa e la qualità del raccolto. Tuttavia, anche i microrganismi della rizosfera risentono dei cambiamenti ambientali, e sono influenzati negativamente dall’impiego di pratiche agronomiche impattanti, quali l’utilizzo eccessivo di fertilizzanti e prodotti fitosanitari. Siamo fermamente convinti che la sostenibilità ambientale in agricoltura non possa prescindere da un suolo sano, che oltre a favorire la produzione agricola nel lungo termine, è in grado di mantenere un ciclo equilibrato dei nutrienti essenziali per preservare l’equilibrio ecologico e minimizzare l’uso di fertilizzanti chimici, garantisce una buona capacità di assorbimento dell’acqua riducendo il rischio di erosione e migliorando la gestione delle risorse idriche e preserva la biodiversità. In questa cornice, la ricerca sull’Agricoltura Simbiotica riveste per noi una grande importanza: nel 2023-2024 la ricerca si è focalizzata sulle piante di mirtillo, una coltura rappresentativa della frutticultura cuneese: la biodiversità associata alle radici della pianta del mirtillo è stata analizzata in profondità, mappando un totale di 450000 differenti microrganismi tra funghi e batteri, e confermando la presenza tra questi di specie già note per la loro capacità di promuovere la salute del mirtillo. Lo scopo finale di queste attività, è quello di arrivare alla formulazione di biostimolanti a base microbica specifici per la coltura di mirtillo, ed eventualmente di commercializzare piantine già fornite di un biota microbico benefico al momento dell’impianto in campo.Come Organizzazione di Produttori, abbiamo l’obiettivo di testimoniare il carattere di migliore sostenibilità ambientale di questo sistema produttivo per gli alberi da frutta, con il fine ultimo di mettere a terra i risultati ottenuti con azione organizzata e strategica sulle aziende socie, così da far beneficiare i nostri produttori del lavoro fatto.


Il packaging sostenibile è un altro pilastro della vostra strategia aziendale. Potrebbe spiegarci come siete riusciti a ridurre l’uso di plastica non riciclabile e quali soluzioni eco-compatibili avete adottato per il confezionamento dei vostri prodotti?
Per quanto riguarda gli alveoli, utilizziamo esclusivamente polpa di legno, un materiale completamente biodegradabile e riciclabile. Questo ci permette di minimizzare l’impatto ambientale e di offrire una soluzione sostenibile per il confezionamento. I cestini che utilizziamo per i piccoli frutti contengono una percentuale di PLT con meno del 30% di impatto ambientale. Inoltre, abbiamo sviluppato dei cestini di carta per i piccoli frutti, che sono rivestiti con un film fatto in fibra di mais, rendendo così il packaging completamente biodegradabile. Un’altra tecnica che stiamo implementando per ridurre ulteriormente l’uso della plastica è la termosaldatura. Questa tecnica viene già utilizzata su diversi formati di confezionamento e abbiamo in programma di ampliarne l’uso in futuro.
Infine, anche i bollini che applichiamo sui prodotti, su richiesta del cliente, sono realizzati in carta e sono completamente riciclabili. Questo ci permette di offrire soluzioni di packaging sostenibili su tutta la linea, contribuendo a ridurre l’impatto ambientale complessivo dei nostri prodotti.

Agricoltura Biologica: innovazione e sostenibilità al servizio dell’ambiente

Intervista ad Alessandra Damiani: certificazioni, pratiche sostenibili e futuri obiettivi per la salvaguardia dell’ambiente

Nell’affascinante mondo dell’agricoltura biologica, Alessandra Damiani ci guida attraverso le sfide e le responsabilità di coltivare in modo sostenibile. Durante l’intervista, Alessandra ci racconta di come l’azienda abbia scelto consapevolmente di adottare pratiche rispettose dell’ambiente, certificazioni di qualità e sicurezza, e innovative tecniche a basso impatto ambientale. Con una visione chiara e determinata, continua a investire in persone, tecnologie e imballaggi sostenibili, dimostrando che l’agricoltura biologica non è solo una scelta produttiva, ma una missione per il futuro del nostro pianeta.

Alessandra cosa vuol dire per un’azienda ortofrutticola fare agricoltura biologica?

Fare agricoltura biologica vuol dire essere consapevoli di avere la responsabilità di salvaguardare l’ambiente e le risorse, che abbiamo scoperto non essere infinite, come l’acqua. Fare agricoltura biologica vuol dire investire sulle persone e sulle attrezzature, perché occorrono entrambe per poter applicare pratiche agricole di precisione e senza uso di sostanze chimiche che possono contribuire a modificare negativamente l’ecosistema.

Fare agricoltura biologica vuol dire avere a cuore la natura e le persone che la vivono.

Quali certificazioni di qualità e sicurezza avete ottenuto e come garantite che i vostri prodotti soddisfino questi standard in ogni fase del processo produttivo?

La nostra azienda è certificata Ifs, Global Gap, Grasp e Biologico. Abbiamo voluto queste certificazioni, non ci sono state imposte da nessuno, sebbene oggi, per lavorare con le più grandi catene della distribuzione, siano un prerequisito essenziale.

Come dicevo le abbiamo volute perché riteniamo sia giusto operare rispettando i requisiti di sicurezza alimentare imposti dagli standard e necessario avere chi dall’esterno possa monitorare il nostro operato, dandoci di volta in volta spunti per migliorare. 

Per garantire che i nostri prodotti rispettino gli standard di sicurezza in ogni fase dei vari processi, investiamo costantemente sulle persone, diffondendo la cultura della qualità e della sicurezza alimentare a tutti coloro che sono coinvolti nel nostro processo produttivo, attraverso la costante comunicazione delle politiche aziendali di sicurezza, la formazione e l’informazione al fine di prevenire e rilevare le deviazioni in qualsiasi processo aziendale che abbiano un impatto sulla sicurezza, la qualità e la legalità dei prodotti.

Stabilimento Orsini & Damiani

Invece per quanto riguarda le colture a basso impatto ambientale, ci racconti di cosa si tratta e quali sono i benefici di queste pratiche per l’ambiente?

L’agricoltura a basso impatto ambientale o a lotta integrata, come quella biologica, si prefigge di ridurre l’impatto sull’ambiente, modernizzando le pratiche agricole, per ottimizzare le risorse, automatizzare e implementare strategie di agricoltura di precisione. 
La lotta integrata è una tecnica di difesa delle colture che punta ad una riduzione dell’utilizzo dei fitofarmaci, sostituendoli con alcuni accorgimenti più sostenibili, come la confusione sessuale o tecniche di autocidio.

La vostra linea Gaia Biologico è un esempio di rispetto per l’ecosistema agricolo. Puoi spiegare quali pratiche specifiche adottate per promuovere la biodiversità e la naturale fertilità del suolo?

La linea Gaia è il nostro brand, ma siamo produttori di bioologico anche per le grandi catene di distribuzione che da anni ci hanno scelto come partner affidabile per i loro prodotti a marchio bio.

Utilizziamo tutte le pratiche agricole più sostenibili e più moderne a disposizione, solo per citarne alcune: pacciamatura, irrigazione mirata, lotta biologica con insetti antagonisti.

Potresti illustrarci le varie tipologie di imballaggi sostenibili che utilizzate e come contribuiscono alla riduzione dell’impatto ambientale?

Il prodotto che lavoriamo è un prodotto molto ricco di acqua e per questo motivo abbiamo cominciato a ragionare su come meglio utilizzare la plastica che da sempre garantisce una migliore conservazione dei prodotti con questa caratteristica.

Dal 2014 abbiamo, con i nostri fornitori di imballaggio, cominciato a testare vassoi ottenuti con l’80% di plastica riciclata e ad oggi questa percentuale è ulteriormente migliorata. Abbiamo arricchito le informazioni al consumatore finale fornendogli indicazioni utili per il corretto smaltimento perché non sono i materiali in sé il problema ma la cattiva gestione che se ne fa.

Quali sono gli obiettivi che vi prefissate per il futuro. Cosa pensate di migliorare nell’immediato futuro? 

Oggi, noi operatori e operatrici del settore, dobbiamo impegnarci di più per salvaguardare al meglio la natura e le risorse che abbiamo scoperto non essere infinite. Dobbiamo farlo perché ci troviamo di fronte a un cambiamento climatico che è realtà e non più qualcosa che immaginiamo, un cambiamento climatico che spariglia le carte in continuazione e anche in modo dirompente e che non ci permette di rispettare le programmazioni storicamente assodate delle nostre produzioni.

Sono molte le cose che poniamo in essere per il bene dell’Azienda e del territorio/ambiente che ci ospita e proprio per quantificare ciò che abbiamo fatto e cosa ancora possiamo fare, in questi giorni stiamo predisponendo la redazione del Bilancio di sostenibilità’ in collaborazione con la Facoltà di Economia e Sostenibilità di Ancona, inserendo in azienda una nuova risorsa formata appunto in ambito di bilancio di sostenibilità che ci aiuterà in questo percorso.

“Un Mondo da Salvare” a SalTo24

Sabato 11 maggio alle ore 16:45 saremo per un Lab ScienzaPad. 3 al Salone Internazionale del Libro di Torino. Sarà una importante occasione per parlare ai bambini di cambiamento climatico e riflettere sul futuro del clima con disegni e parole.

All’evento parteciperanno l’artista Fijodor Benzo e gli ideatori Carola GullinoGianluca Orrù. Il laboratorio è consigliato a Bambini 6-8 anni e Bambini 8-11 anni.

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“Un Mondo da Salvare”: un’avventura per raccontare ai giovani il cambiamento climatico

Gullino è orgogliosa di annunciare il lancio di “Un Mondo da Salvare”, un libro
illustrato rivolto ai giovani lettori delle scuole elementari e medie, scritto da Gianluca
Orrù
con le affascinanti illustrazioni dell’Urban Artist MrFijodor.

Questo progetto si pone come strumento educativo e avventuroso per affrontare il
tema del cambiamento climatico e della responsabilità ambientale – dichiara Carola
Gullino
– con questo libro abbiamo voluto creare un ponte tra le nuove generazioni e il
futuro del nostro pianeta. Crediamo fermamente che l’educazione e la
sensibilizzazione siano le chiavi per costruire un domani più verde e responsabile.
Attraverso le avventure di Linda, Luca e Poppy, vogliamo ispirare i giovani lettori a
diventare ambasciatori del cambiamento, dimostrando che ognuno di noi può fare la
differenza. L’azienda Gullino, che rappresento da anni, è impegnata in un percorso
verso pratiche sempre più sostenibili, evidenziando un impegno non solo attraverso le
parole, ma anche mediante azioni concrete e necessarie.

“Un Mondo da Salvare” trasporta i lettori in un universo fantastico, dove Linda e Luca,
insieme al loro cane Poppy, si ritrovano su un’isola abitata da frutta parlante,
minacciata dal cambiamento climatico e dall’inquinamento. Insieme, affronteranno
sfide e avventure per sconfiggere il Re Mago, responsabile della distruzione
ambientale, con l’aiuto di personaggi unici come Kiwito, Galita e Blu. Attraverso
questa narrazione, il libro mira a sensibilizzare i giovani lettori sulle conseguenze del
riscaldamento globale e sull’importanza di adottare comportamenti sostenibili.

Un impegno condiviso per l’ambiente

Gianluca Orrù e Carola Gullino, animati da una profonda passione per la natura e
l’educazione alimentare, hanno creato una storia che esplora il legame tra l’uomo e
l’ambiente. Con il supporto di Gullino Group, azienda leader nella produzione
frutticola sostenibile, “Un Mondo da Salvare” diventa un manifesto per l’impegno
verso pratiche più rispettose del pianeta.

Le pagine di “Un Mondo da Salvare” sono arricchite dalle illustrazioni colorate e
vivaci di MrFijodor, che catturano l’immaginazione dei lettori e trasmettono potenti
messaggi ecologici attraverso l’arte. Le sue opere, note per incorporare tematiche
sociali ed ecologiche, arricchiscono il racconto, rendendolo non solo un’avventura
entusiasmante ma anche un momento di riflessione sulla cura del nostro pianeta.

“Un Mondo da Salvare” è più di un libro; è un invito all’azione per le nuove
generazioni, affinché possano diventare i custodi del nostro pianeta. Disponibile ora
su Ebay, questo volume rappresenta un’opportunità per insegnanti, genitori e
bambini di avvicinarsi ai temi dell’ecologia e della sostenibilità con uno sguardo
rivolto al futuro.

Per informazioni sul libro e acquisti:
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Crescita dell’agroalimentare italiano: un settore vitale per l’economia del Paese

Nel primo trimestre del 2023, le esportazioni nel settore agroalimentare italiano hanno registrato una notevole crescita di quasi il 12%, svolgendo un ruolo di traino per l’economia nazionale. Questo successo ha sottolineato l’importanza cruciale dell’agricoltura e dell’industria agroalimentare per il nostro paese, un settore che per troppo tempo è stato trascurato e sottovalutato. Il commissario Ismea, Livio Proietti, ha chiarito questo punto nel corso del convegno “La nuova architettura della gestione del rischio nel piano strategico della Pac 2023-2027”, promosso dal Masaf per esaminare la gestione del rischio nell’ambito dell’agricoltura.

Proietti ha sottolineato che la modifica del nome del ministero dell’Agricoltura, aggiungendo il termine “sovranità alimentare”, non è stata una mera formalità, ma un segnale inequivocabile. Questo settore assume un ruolo sempre più strategico nell’economia nazionale e non può essere lasciato alla grazia dei cambiamenti climatici e degli eventi catastrofici, che purtroppo stanno diventando sempre più frequenti.

Per affrontare questi rischi crescenti, è essenziale investire nella ricerca di semi più resistenti alla siccità, selezionare le varietà di piante in base alle specifiche condizioni geografiche, e sviluppare sistemi innovativi di irrigazione, come il controllo tramite droni. Inoltre, è fondamentale aumentare la consapevolezza sull’utilizzo degli strumenti di gestione del rischio. Molto spesso gli agricoltori non sono a conoscenza di strumenti come le polizze assicurative, che dovrebbero essere utilizzati in sinergia con il Fondo mutualistico nazionale contro gli eventi catastrofali AgriCat, che è al suo primo anno di operatività. Proietti ha anche evidenziato una disparità significativa tra le regioni settentrionali e quelle del centro-sud, che pesa a sfavore delle ultime in termini di accesso a tali strumenti.

L’Inizio della Scuola e l’Importanza della Frutta a Merenda

L’odore dei libri nuovi, lo zaino pesante sulle spalle e l’emozione nel vedere i vecchi amici dopo una lunga estate: è l’inizio della scuola. Questo momento segna il passaggio dai giorni di libertà estiva a una routine di apprendimento e crescita. Ma oltre alla routine di studio, c’è un altro aspetto dell’inizio della scuola che dovremmo ricordare: l’importanza di mangiare frutta a merenda.

La frutta è un alimento naturale, ricco di vitamine, minerali e fibre che sono essenziali per la salute dei bambini. Mangiare una mela, una banana o una pera durante la pausa può dare loro la giusta carica di energie per affrontare le sfide delle giornate, ma non è solo una questione di salute fisica. Mangiare frutta a merenda può anche aiutare i bambini a concentrarsi meglio in classe.

Gli zuccheri naturali presenti nella frutta forniscono un rilascio lento di energia, mantenendo il cervello sveglio e attivo. Ciò significa che i bambini saranno più pronti ad apprendere ea partecipare attivamente alle lezioni. Ricordiamo che la frutta è ricca di vitamine e minerali che aiutano a mantenere attiva la mente. Le vitamine del gruppo B, come la B6 e la B12, sono fondamentali per una buona concentrazione e una memoria efficiente. La vitamina C, presente in agrumi come arance e mandarini, rinforza il sistema immunitario, aiuta i bambini a difendersi dai raffreddori e dalle infezioni che possono diffondersi rapidamente nelle scuole. Inoltre, la frutta è una fonte di energia naturale. Mentre i dolci e gli snack ricchi di zuccheri possono fornire un rapido picco di energia seguito da un crollo, la frutta offre un rilascio costante di glucosio, mantenendo i livelli di energia stabili durante tutta la giornata scolastica.

Questo significa che i bambini saranno più concentrati in classe e avranno meno probabilità di sentirsi stanchi o affaticati. Ma l’importanza della frutta a merenda va oltre i benefici fisici. Mangiare frutta può diventare un’attività positiva che i bambini porteranno con sé per tutta la vita. Insegnare loro a fare scelte alimentari salutari fin dalla giovane età li aiuterà a sviluppare uno stile di vita equilibrato ea evitare problemi di salute legati all’alimentazione in futuro. Quindi, genitori, ricordate di includere la frutta nella merenda dei vostri figli. Una mela, una banana o una manciata di fragole possono fare la differenza nella loro giornata scolastica.

La connessione nascosta: come la dieta e il Microbioma intestinale possono influire sullo stress e sulla salute mentale

I proverbi ci hanno da sempre insegnato che molte emozioni possono essere percepite attraverso il nostro stomaco. Oggi, la ricerca scientifica conferma che l’interazione tra il sistema digestivo e il cervello è molto più profonda di quanto potessimo immaginare.

Nel nostro intestino risiede una comunità di migliaia di specie e miliardi di individui batterici, noti come microbioma, che si intrecciano e comunicano con noi. Questo microbioma sta emergendo sempre più come un regolatore cruciale per molti aspetti della salute umana, che vanno dall’equilibrio mentale al sistema immunitario.

Un recente studio dal titolo “Nutri i tuoi batteri per affrontare lo stress”, pubblicato sulla rivista Molecular Psychiatry del gruppo Nature, ha esaminato l’effetto della dieta sulla percezione dello stress. Il ricercatore Fulvio Mattivi, ex professore dell’Università di Trento e attualmente impegnato nella ricerca in chimica degli alimenti presso la Fondazione Mach di San Michele all’Adige, spiega che seguendo una dieta estremamente ricca di frutta e verdura (almeno 9 porzioni al giorno anziché le 5 raccomandate) e cibi fermentati (2-3 porzioni al giorno), la percezione dello stress si è ridotta del 32%. Questo risultato è stato attribuito alla proliferazione di ceppi di batteri benefici a discapito di quelli nocivi, che tendino a prosperare in presenza di zuccheri e grassi.

I ricercatori di Trento hanno collaborato con medici, psichiatri e neurologi dell’Università di Cork in Irlanda, con l’obiettivo di esaminare il ruolo del microbioma nella salute mentale. Questi “batteri psicobiotici”, come li hanno soprannominati, sono capaci di contrastare disturbi come ansia, depressione, autismo e persino Alzheimer. La dieta “psicobiotica” è stata seguita da 24 volontari per quattro settimane, mentre altri 21 hanno mantenuto la loro alimentazione abituale, che poteva includere cibi spazzatura e prodotti industriali.

L’analisi dei metaboliti derivati ​​dalla digestione, condotta su sangue, urina e feci, ha dimostrato che la riduzione dello stress era direttamente correlata all’aderenza alla dieta ricca di fibre e cibi fermentati. È stato anche osservato che la dieta mediterranea, insieme ai cibi “psicobiotici”, può promuovere il benessere e la salute mentale senza la necessità di integratori alimentari.

Il percorso attraverso cui i benefici dei batteri intestinali raggiunge il cervello è complesso e variegato. I batteri nocivi possono innescare uno stato infiammatorio, mentre quelli producono metaboliti benefici per la salute o influenzano il metabolismo di aminoacidi che diventeranno neuromodulatori essenziali per il cervello.

Il legame tra il microbioma e la salute umana può essere compreso guardando al nostro passato evolutivo. L’uomo si è evoluto insieme a migliaia di specie batteriche che popolano il suo corpo. La fermentazione era un metodo cruciale per conservare gli alimenti per molti secoli, e solo di recente l’alimentazione industriale ha ridotto la diversità del microbioma.

La dieta “psicobiotica” seguita dai volontari prevedeva l’eliminazione dello zucchero, sostituito da frutta e, se necessario, miele o sciroppo d’acero. Carne magra, uova e formaggi erano consentiti, ei cereali integrali costituivano una parte importante della dieta. I pasti venivano preparati in casa, e la varietà alimentare promuoveva una diversità di batteri benefici. I cibi fermentati inclusi nella dieta variavano da yogurt e kefir a crauti e kombucha.

In definitiva, questa ricerca dimostra che una dieta sana, come quella mediterranea associata a cibi “psicobiotici”, può promuovere il benessere mentale senza ricorrere a integratori costosi. La connessione tra il microbioma intestinale e il cervello sta aprendo nuove prospettive nel campo della salute mentale e della gestione dello stress.

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