Sostenibilità e innovazione: l’impegno di Cobola Falegnameria
Giuliano Decostanzi in questa intervista ci racconta di più di Cobola Falegnameria, realtà attiva da 70 anni, è specializzata nella produzione di serramenti in legno e in legno e alluminio. L’azienda ha attenzione da sempre al miglioramento continuo, coniugando tradizione, innovazione, qualità e sostenibilità.
Cobola ha ottenuto importanti certificazioni ambientali come la EPD e la CoC PEFC/FSC. Può spiegarci l’importanza di queste certificazioni e come contribuiscono alla vostra missione di sostenibilità?
Il nostro percorso verso la sostenibilità parte a metà degli anni 90 quando l’azienda ottenne dopo una profonda riorganizzazione la certificazione ISO 9001. Certificazione di sistema di gestione della qualità dapprima della sola produzione ed in seguito implementata per quanto riguarda l’installazione e non ultima la progettazione. Questa importante certificazione ha dato un “modus operandi” di ogni azione ed investimento, con conseguente miglioramento continuo delle nostre procedure, seguendo delle regole internazionali e non auto referenziandosi e ponendosi come mission un percorso di progettazione, produzione ed installazione di serramenti in legno sempre più sostenibile. Questo percorso e poi proseguito dalla metà degli anni 2000 fino ad arrivare al 2010 anno in cui Cobola diventò partner dell’Agenzia CasaClima, un ente di certificazione pubblico e indipendente della provincia autonoma di Bolzano peraltro non coinvolto nel processo edilizio, facendo un percorso di formazione e mantenimento della qualità controllata per l’edilizia sostenibile e l’efficienza energetica.
Dopo aver fornito ed installato serramenti ad edifici con protocolli volontari di casaclima Nature, oltre a green building Italia (Leed) e Itaca dove l’efficienza energetica ai massimi livelli è l’obiettivo e l’importanza della sostenibilità di approvvigionamento tramite la filiera controllata del legno dal bosco al prodotto finito è parte fondamentale dei protocolli appena citati, nel 2018 viene introdotta in azienda la catena di custodia anche chiamata COC (chain of custody) PEFC™ è l’acronimo di “Programme for the Endorsement of Forest Certification Schemes”. Si tratta di un sistema di certificazione forestale riconosciuto a livello internazionale, che definisce standard di gestione sostenibile e successivamente abbiamo aggiunto anche la catena di custodia dell’FSC , garantendo che l’azienda traccia i propri prodotti certificati all’interno del processo di produzione fino alla consegna in opera. Successivamente tra il 2018 e il 2019 l’azienda ha compiuto Un’ulteriore e fondamentale passo verso la sostenibilità facendo LCA di prodotto ossia la valutazione del ciclo vita dello stesso, attraverso le LCA si è arrivati nel 2021 alla pubblicazione dell’EPD International per sei famiglie di serramenti in legno e legno-alluminio. L’ EPD è una dichiarazione ambientale di prodotto di importanza internazionale rilasciata dallo swedish Environmental management Council, che quantifica le prestazioni ambientali dei prodotti mediante parametri di sostenibilità universalmente riconosciuti.
La vostra azienda ha implementato l’uso di energia autoprodotta e fonti rinnovabili al 100%. Quali sono stati i principali vantaggi e le sfide incontrate in questo percorso verso l’energia sostenibile?
Tra i vari indicatori contenuti nella nostra Dichiarazione Ambientale di prodotto come dicevo poc’anzi troviamo il GWP ossia il Global warming potential , nelle tabelle degli indicatori ambientali di ogni specie legnosa e serie di prodotto abbiamo tre diversi valori di GWP ossia la quantità di emissioni di CO2 al metro quadro equivalenti responsabili del cambiamento climatico.
Il primo e più importante per peso di diossido di carbonio equivalente al metro quadro per produrre le nostre finestre è il GWP fossile cioè le emissioni associate all’utilizzo di energia di origine fossile nel processo di produzione e lavorazione. E’ proprio questo indicatore che ci ha fatto comprendere quanto è importante investire in energia da fonti 100% rinnovabili utilizzando l’energia autoprodotta attraverso l’impianto fotovoltaico presente sulla copertura dello stabilimento di Sanfront ed integrando la parte rimanente con acquisto di energia verde proprio per ridurre al massimo il valore di CO2 equivalente prodotta attraverso combustibili fossili.
Anche perché noi utilizzando come materia prima per i nostri prodotti il legno per il secondo indicatore di GWP troviamo quello biogenico caratteristico del legno, la nostra materia prima, infatti trattiene l’ anidride carbonica assorbita dall’atmosfera durante la crescita dell’albero stoccandola nel serramento durante la sua vita. Questo valore è quindi negativo cioè sottrae diossido di carbonio all’ambiente. Il terzo indicatore di GWP è nominato Luluc e riguarda le emissioni di diossido di carbonio dovute all’utilizzo del suolo durante il processo di crescita dell’albero, si tratta di valori ridotti ma anche il suolo ha il suo stock di CO2 che può variare. Il GWP totale del prodotto e la somma dei tre valori appena descritti quindi comprendete che è per quanto vi ho appena portato all’attenzione per la nostra azienda è naturale investire in energia rinnovabile al 100%.
Il concetto di Life Cycle Assessment (LCA) è fondamentale per Cobola. Può illustrarci come utilizzate questo strumento per migliorare l’impatto ambientale dei vostri prodotti lungo tutto il loro ciclo di vita?
Faccio un passo indietro nel tempo per far comprendere meglio le nostre scelte di analizzare i nostri prodotti attraverso LCA. in data 11 dicembre 2019 la Commissione europea ha adottato il Green Deal Europeo dove si dice che il futuro dell’Europa dipende dalla buona salute del pianeta. I paesi dell’Unione Europea si sono impegnati a conseguire l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 rispettando gli impegni assunti nel quadro dell’accordo di Parigi del 2015. Il green Deal europeo è la strategia dell’Unione Europea per conseguire l’obiettivo entro il 2050
All’interno degli obiettivi del Green Deal europeo si trova quindi un nuovo piano d’azione per l’economia circolare per un’Europa “più pulita e più competitiva”, prevede che l’Unione Europea adotti una strategia organica e integrata che investa un ampio insieme di settori e attori sulla base dei principi di circolarità ed il concetto di ciclo di vita (appunto) in modo da ridurre al minimo l’impronta degli edifici usando le risorse in modo efficiente e circolare e trasformando il settore edile in un pozzo di assorbimento, ad esempio attraverso l’uso di materiali da costruzione organici in grado di immagazzinare il carbonio, come il legno di origine sostenibile (ne abbiamo parlato prima in merito alle CoC). Sulla base di questi concetti e opportunità che l’Europa attraverso il green deal ha introdotto, la nostra azienda dal 2019 ha intrapreso LCA ossia la valutazione del ciclo vita dei suoi prodotti, uno strumento per analizzare l’impatto ambientale di un prodotto lungo tutte le fasi del suo ciclo vita, nel nostro caso si può idealmente sintetizzare dal bosco al prodotto
direttamente installato in cantiere, passando attraverso la trasformazione della produzione ed il trasporto. Abbiamo quindi analizzato l’impatto ambientale partendo dal legno, la nostra materia prima, alla ferramenta, alle vernici che sono gli elementi principali che compongono le nostre finestre, dai trasporti nelle sue varie fasi (dal bosco, alla segheria, allo stoccaggio fino ad arrivare alla nostra azienda e poi fino al cliente finale) e questo ci ha permesso di comprendere come l’utilizzo di specie legnose più vicine a noi, magari regionali se non locali ci porta ad una notevole riduzione del diossido di carbonio lungo tutto il ciclo vita, ecco che già dal 2018 abbiamo aderito ad una filiera piemontese del legno nominato “Legno sostenibile Piemonte” e poi nel corso dello scorso anno abbiamo visto e aiutato a nascere nella zona del saluzzese il “Polo legno Monviso”. In un futuro neanche tanto lontano auspichiamo che questo sistema di filiera corta porti anche a delle ricadute in termini addetti del settore e conseguente ritorno a lavorare e riabitare le nostre vallate dando una possibilità alle nuove generazioni e alle loro famiglie di vivere a contatto con la natura.
Cobola è tra i fondatori della rete di imprese ZERO150, che promuove l’edilizia a km 0. Quali sono i benefici ambientali ed economici di questa iniziativa per le comunità locali?
Partendo dall’esperienza della filiera piemontese del legno nel corso del 2022 siamo riusciti con altre cinque aziende produttrici cuneesi, (ad oggi siamo in otto) a creare la prima rete della nostra provincia nel settore Edile. Le aziende della Rete, hanno tutte come obiettivo una crescita legata e rispettosa del territorio contribuendo positivamente agli obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica enunciati dai 17 goals dell’ONU, tra cui ci sono anche gli edifici in cui abitiamo e lavoriamo o facciamo attività ricreativa, in buona sostanza dove passiamo gran parte del nostro tempo. Abbiamo quindi costituito ZERO150 pensando di tradurre in opportunità di mercato il percorso verso la sostenibilità, inteso come implementazione dei fattori ESG – fattori ambientali (Environment), sociali (Social) e di gestione delle aziende (Governance).
La nostra rete ha quindi lo scopo prima di tutto di scambiarci tra di noi retisti informazioni di adeguamento delle nostre strutture produttive e prodotti stessi ai nuovi criteri ambientali come il principio della direttiva europea Do No Significant Harm (c.d:DNSH) ossia del “non arrecare danno all’ambiente” coniugando “la crescita economica” e “la tutela dell’ecosistema” garantendo che gli investimenti (sia all’interno delle nostre aziende che l’output dei nostri prodotti) siano realizzati senza pregiudicare le risorse ambientali. Tutto questo ci porta a diffondere questi concetti che andiamo a ”mettere a terra” nelle nostre attività quotidiane a tutti gli “stakeholder” partendo dalle istituzioni, stazioni appaltanti nel caso dei lavori pubblici (ricordo che sono i primi destinatari dei nostri prodotti e servizi nella realizzazione del Piano europeo di Ripresa e Resilienza -PNRR), di conseguenza le imprese e progettisti convolti fino ad arrivare al cliente finale (ricordo che questi principi fanno parte dell’attuazione della direttiva EPBD4 anche detta CaseGreen 2030) in modo da alimentare la richiesta di prodotti locali con conseguente ricaduta sul nostro territorio.
In un’ottica di economia circolare, Cobola ha implementato progetti di riutilizzo e riciclo dei materiali da costruzione. Può condividere alcuni esempi concreti di questi progetti e i risultati ottenuti in termini di sostenibilità?
Nel corso del decennio 2010-2020 abbiamo partecipato a diversi progetti con protocolli di efficienza energetica e sostenibilità certificata come ricordavo poc’anzi come il primo ClimaHotel del nord-Ovest nel paese di Marmora, la CasaClima School di Levaldigi , la Co-housing di Ciriè con i protocolli ITACA e Passivhaus (protocollo tedesco) oltre che progetti pilota transfrontalieri promossi dalle camere di commercio di Cuneo, Savona, Imperia e Nizza come “Tetto sottile” uffici della camera di Commercio di Cuneo appunto, dove la ristrutturazione e l’efficientamento energetico sono stati realizzati nel pieno rispetto dei primi CAM (Criteri Ambientali Minimi) entrati in vigore nel 2017 e dove lo sforzo è proprio stato quello di contenere entro 150 Km dal cantiere la maggior parte dei materiali utilizzati oltre alla manodopera attuando a pieno il concetto di sostenibilità legata al territorio.
Tutto questo ci ha fatto capire che i prodotti che andiamo e andremo a realizzare e ad installare dovranno sicuramente essere efficienti energeticamente ma anche durevoli, con possibilità diriutilizzo e la disponibilità di ricambi, riparabili (quale materiale conoscete che è più riparabile del legno?), l’assenza di sostanze pericolose per l’ambiente e per la salubrità degli occupanti gli ambienti destinatari dei nostri prodotti (quindi massima attenzione all’inquinamento indoor) e la disassemblabilità totale a fine vita in modo da porter nuovamente riutilizzare alcuni componenti e poter smaltire in maniera da non arrecare danno all’ambiente e produrre meno CO2 possibile nell’atto dello smaltimento.
Partendo da questi concetti fin dalla progettazione dei nostri prodotti abbiamo appunto progettato e ormi da cinque anni testato una famiglia di prodotti montati non più su controtelaio ma su un sistema che fa risparmiare materia prima perché non ha più le fasciette perimetrali cosidette “coprifili” e prevede un aggancio al muro di tipo meccanico quindi riducendo al minimo i materiali di posa che spesso hanno come limite la non salubrità attraverso le emissioni di Voc negli ambienti indoor attraverso il degrado ed in un secondo tempo magari a fine del ciclo vita si potrà rivestire in opera dall’esterno con una “cover” d’alluminio sostituendo i materiali che fra trenta o quarant’anni avranno ridotto se non perso totalmente la loro performance energetica come il vetro e guarnizioni potendo riutilizzare lo stesso prodotto, ricordo a suo tempo posato con il concetto meccanico, e dando una SECONDA VITA alle nostre finestre riducendo al minimo gli impatti ambientali.