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La connessione nascosta: come la dieta e il Microbioma intestinale possono influire sullo stress e sulla salute mentale

I proverbi ci hanno da sempre insegnato che molte emozioni possono essere percepite attraverso il nostro stomaco. Oggi, la ricerca scientifica conferma che l’interazione tra il sistema digestivo e il cervello è molto più profonda di quanto potessimo immaginare.

Nel nostro intestino risiede una comunità di migliaia di specie e miliardi di individui batterici, noti come microbioma, che si intrecciano e comunicano con noi. Questo microbioma sta emergendo sempre più come un regolatore cruciale per molti aspetti della salute umana, che vanno dall’equilibrio mentale al sistema immunitario.

Un recente studio dal titolo “Nutri i tuoi batteri per affrontare lo stress”, pubblicato sulla rivista Molecular Psychiatry del gruppo Nature, ha esaminato l’effetto della dieta sulla percezione dello stress. Il ricercatore Fulvio Mattivi, ex professore dell’Università di Trento e attualmente impegnato nella ricerca in chimica degli alimenti presso la Fondazione Mach di San Michele all’Adige, spiega che seguendo una dieta estremamente ricca di frutta e verdura (almeno 9 porzioni al giorno anziché le 5 raccomandate) e cibi fermentati (2-3 porzioni al giorno), la percezione dello stress si è ridotta del 32%. Questo risultato è stato attribuito alla proliferazione di ceppi di batteri benefici a discapito di quelli nocivi, che tendino a prosperare in presenza di zuccheri e grassi.

I ricercatori di Trento hanno collaborato con medici, psichiatri e neurologi dell’Università di Cork in Irlanda, con l’obiettivo di esaminare il ruolo del microbioma nella salute mentale. Questi “batteri psicobiotici”, come li hanno soprannominati, sono capaci di contrastare disturbi come ansia, depressione, autismo e persino Alzheimer. La dieta “psicobiotica” è stata seguita da 24 volontari per quattro settimane, mentre altri 21 hanno mantenuto la loro alimentazione abituale, che poteva includere cibi spazzatura e prodotti industriali.

L’analisi dei metaboliti derivati ​​dalla digestione, condotta su sangue, urina e feci, ha dimostrato che la riduzione dello stress era direttamente correlata all’aderenza alla dieta ricca di fibre e cibi fermentati. È stato anche osservato che la dieta mediterranea, insieme ai cibi “psicobiotici”, può promuovere il benessere e la salute mentale senza la necessità di integratori alimentari.

Il percorso attraverso cui i benefici dei batteri intestinali raggiunge il cervello è complesso e variegato. I batteri nocivi possono innescare uno stato infiammatorio, mentre quelli producono metaboliti benefici per la salute o influenzano il metabolismo di aminoacidi che diventeranno neuromodulatori essenziali per il cervello.

Il legame tra il microbioma e la salute umana può essere compreso guardando al nostro passato evolutivo. L’uomo si è evoluto insieme a migliaia di specie batteriche che popolano il suo corpo. La fermentazione era un metodo cruciale per conservare gli alimenti per molti secoli, e solo di recente l’alimentazione industriale ha ridotto la diversità del microbioma.

La dieta “psicobiotica” seguita dai volontari prevedeva l’eliminazione dello zucchero, sostituito da frutta e, se necessario, miele o sciroppo d’acero. Carne magra, uova e formaggi erano consentiti, ei cereali integrali costituivano una parte importante della dieta. I pasti venivano preparati in casa, e la varietà alimentare promuoveva una diversità di batteri benefici. I cibi fermentati inclusi nella dieta variavano da yogurt e kefir a crauti e kombucha.

In definitiva, questa ricerca dimostra che una dieta sana, come quella mediterranea associata a cibi “psicobiotici”, può promuovere il benessere mentale senza ricorrere a integratori costosi. La connessione tra il microbioma intestinale e il cervello sta aprendo nuove prospettive nel campo della salute mentale e della gestione dello stress.

L’estratto di mirtilli per guarire le ferite. Lo dice uno studio

Uno studio Usa che verrà presentato a Philadelphia in occasione dell’Experimental Biology 2022 suggerisce che dai mirtilli è possibile avere un aiuto concreto contro le ferite difficili.

Secondo quanto afferma il gruppo guidato da Dorothy Klimis-Zacas dell’università del Maine ci sarebbe un gel a base di estratto fenolico di mirtilli selvatici a favorire i meccanismi alla base della guarigione di piaghe, ulcere e ustioni, accelerandone la chiusura. Questo perché i mirtilli hanno il potenziale per migliorare la migrazione cellulare, la formazione di nuovi vasi sanguigni e la vascolarizzazione, e per velocizzare la chiusura della ferita, soprattutto quelle croniche come piaghe diabetiche, ustioni e ulcere da pressione.

Ma come sappiamo bene i mirtilli presentano anche altre importanti proprietà. Scopriamole assieme:

  1. Microcircolazione e sistema nervoso al TOP. Oltre a contenere vitamina A, B e C, i mirtilli neri contengono la mirtillina che aiuta il sistema circolatorio ed anche la vista!
  2. Bruciagrassi. Non lo avresti mai detto ma il mirtillo è un portentoso bruciagrassi perché i suoi antiossidanti hanno formidabili effetti anche sul metabolismo, riducendo il grasso addominale. La prova costume ti aspetta!
  3. Memoria invincibile. Piccole bacche ricche di antocianine che incrementano l’attività mnemonica. Consumare quotidianamente succo di mirtillo aiuta a migliorare le facoltà mnemoniche.
  4. Invecchiamento sotto controllo. I mirtilli sono talmente ricchi di antiossidanti da inibire la formazione di radicali liberi. Infatti i numerosi sali minerali quali il calcio, fosforo, sodio, ferro e potassio concorrono proprio a rigenerare le cellule della cute.
  5. Vista da aquila. Il mirtillo nero migliora la visione notturna e la fatica visiva. Favorisce inoltre la rigenerazione dei tessuti della retina ed è utile anche in caso di disturbi vascolari dell’occhio.
  6. Stop al mal di pancia. I tannini sono dei forti antagonisti dei batteri e per questo tengono sotto controllo la dissenteria, le indigestioni e altre infiammazioni intestinali.

Dai rifiuti di melanzana e pomodoro nasce “Scartami”, progetto vincitore del Premio Bragantini

Il 27 maggio è stato assegnato il premio “Danila Bragantini” promosso dall’Associazione Donne dell’Ortofrutta. A trionfare il concetto di sostenibilità e di circolarità.

Si chiama “SCARTAMI” il progetto vincitore dell’edizione 2022 del Premio Danila Bragantini. A ritirare l’onoroficenza nella fantastica cornice di Cinecittà l’onorificenza ci sono Elisa Deluca, dell’azienda San Lorenzo di Pachino, Roberta Tardera, dell’OP Ioppì di Vittoria, Nuccia Alboni dell’azienda Ortonatura di Vittoria e Anna Catania del Dipartimento di architettura e ingegneria dell’Università degli Studi di Palermo. Premiate anche le sorelle Alessandra e Laura Damiani e le due vincitrici dell’Oscar dell’Ortofrutta Italiana Giulia Montanaro e Simona Rubbi.

Scrive Carola Gullino, Vicepresidente dell’Associazione Nazionale Le Donne dell’Ortofrutta

Un concetto importante quello che emerge dal progetto SCARTAMI alla cui base c’è il rafforzamento della filiera agroalimentare circolare. Trasformare il materiale proveniente dagli scarti aziendali in un packaging biocomposito biodegradabile e compostabile vuol dire trasformare il concetto stesso di “rifiuto”. Ma non solo. Al di là di un piano generale c’è da sottolineare la vincente risposta di questa idea ad una problematica importante che accomuna il territorio siciliano, ovvero i rifiuti vegetali di produzione.

“Scartami – raccontano le imprenditrici – è una call to action che richiama l’attenzione sul ruolo attivo che il consumatore può e deve avere nell’utilizzo dei prodotti agroalimentari, in termini di informazione, corretto utilizzo e smaltimento. Scartami è la chiave di un dialogo che oggi diventa essenziale tra chi produce e chi consuma, per ripensare il settore agroalimentare alla luce di un nuovo patto sociale, culturale ed economico”.

“Penso – commenta la presidente dell’Associazione Nazionale Le Donne dell’Ortofrutta Alessandra Ravaioli – che stiamo raccogliendo i risultati di tanta attività della nostra associazione. Quest’anno, tra i 10 premiati come Protagonisti dell’ortofrutta ben quattro erano nostre socie: Laura Damiani e Alessandra Damiani, Simona Rubbi e Giulia Montanaro. Proprio a queste ultime è andato l’Oscar dell’Ortofrutta Italiana 2022. La visione femminile dell’ortofrutta è vincente ed è sempre più protagonista!”.

Saremo davvero ciò che mangeremo?

Apriamo questo nuovo anno con una domanda che ci poniamo da un po’, e che vorremmo far circolare nuovamente. Saremo ciò che mangeremo? E come mangeremo?

Evidentemente il modo in cui ci nutriamo influenza moltissimo l’ecosistema del quale facciamo parte. Nelle nostre vite, così estremamente indaffarate, non ci rimane molto tempo per noi stessi. Nemmeno il tempo per pensare a come nutrire il nostro corpo in modo corretto, per mantenerlo sano da un punto di vista psicofisico. Non c’è neanche la consapevolezza di quanto il cibo possa influire sulla salute e sull’umore. Crediamo di essere noi a scegliere, e invece tante delle nostre scelte sono inconsapevoli e automatiche, frutto dei condizionamenti appresi dalla cultura.

Eppure il cibo ha delle ricadute fortissime non solo sul nostro umore e sul modo in cui ci poniamo nel mondo ma impatta sensibilmente anche sull’etica che costruisce l’universo in cui viviamo.

Le implicazioni delle nostre scelte alimentari sono di vasta portata. Etica ed ecosostenibilità del cibo che mangiamo sono argomenti molto dibattuti da diversi anni a questa parte.

I “valori etici” più diffusi riguardano:

Confezionamento dei kiwi
  • le pratiche di agricoltura più sostenibili: dal prodotto di stagione/locale, che non sfrutta i lunghi trasporti o le coltivazioni nelle serre, al prodotto che arriva sulle nostre tavole nel rispetto dei lavoratori agricoli che lo raccolgono;
  • le pratiche di allevamento non intensivo e che non comportino sofferenza degli animali destinati alla produzione di carne: qui si distinguono filosofie secondo cui è totalmente sbagliato uccidere un altro essere vivente (del mondo animale) a scopo nutritivo, e filosofie secondo cui fa parte della natura umana procacciarsi cibo animale purchè sia nel rispetto della specie vivente. Il vegetariano/vegano non ammette carne animale, il consumatore attento seleziona animali allevati all’aperto, alimentati con foraggi freschi e il cui ciclo vitale è stato correttamente rispettato;
  • l’impatto di allevamenti e coltivazioni sui cambiamenti climatici;
  • lo spreco di cibo nei paesi più ricchi, a discapito di intere popolazioni affamate del terzo mondo;
  • l’impatto dei cibi industriali sulla salute umana: dallo scarso valore nutritivo dei prodotti confezionati, all’utilizzo di sostanze chimiche per la conservazione, la colorazione e l’esaltazione dei sapori.

Al centro restano sempre la salute e l’ecosostenibilità. Infatti a prescindere da quale sia la posizione etica che ispira chi fa delle precise scelte alimentari, il perseguimento del benessere e della sostenibilità ambientale sono i due punti fermi che accomunano tutti coloro che hanno scelto di essere ciò che stanno mangiando sin da oggi.

Noi di Gullino produciamo con metodo biologico e a residuo zero perché ci ispiriamo fortemente a tutte le etiche che muovono la costruzione di un futuro migliore, più sano ed equilibrato, nel rispetto di ogni specie animale e vegetale e per amore del nostro consumatore finale.

Gullino loves people.

La frutta e i suoi km per nutrire l’uomo

Quanto è veloce export nel settore ortofrutticolo? Molto, se pensiamo che viene trasportata della materia prima soggetta a deperimento e forse anche per questa eccellenza nell’organizzazione e gestione dell’export l’Europa si conferma in costante crescita. Gli ultimi dati parlano del +7% dell’export di frutta nel 2021.

Per Gullino, leader italiana per l’export di frutta fresca di qualità, il trend resta lo stesso. Abbiamo conosciuto Daniela Barra, commercial employee dell’azienda di Giovanni e Carola, con la quale ora ci è tutto più chiaro.

Daniela quali sono le questioni doganali più delicate per Gullino?

Gullino è un’azienda che esporta buona parte della merce che produce, per cui le procedure doganali sono complesse e al contempo avvincenti. Ogni Stato doganale che riceve la merce ha delle proceduta un po’ a sé. Ci sono delle certificazioni speciali a seconda di dove andiamo come destinazione finale. Per cui non c’è nulla di davvero “delicato” ma certamente occuparsi dell’export di un’azienda vuol dire entrare in un’altra ottica e visione del commercio”.

Quali sono i Paesi verso i quali è più difficile esportare?

“India e Cina sono due Paesi molto complessi da un punto di vista documentale perché richiedono delle procedure particolari ed alle volte anche da un tipo di prodotto all’altro cambiano le cose; ad esempio la pesca o la susina rispetto alla mela o ad un kiwi hanno delle normative differenti”

La Russia, che ha prorogato l’embargo per tutto il 2022, che impatto sta avendo?

“L’embargo della Russia ha significato per l’Italia un problema decisamente importante perché la Russia è un territorio molto esteso e quindi improvvisamente ha deciso di non voler più la nostra frutta. Ci si è trovati, ad inizio 2021, con un’eccedenza di prodotto da dover destinare in altri Paesi. Ora riusciamo ad esportare, però, in Lettonia, Lituania, Estonia ecc…”

Ma qual è la caratteristica che bisogna avere per occuparsi di import export dei prodotti della terra?

“Bisogna essere un attimino più dinamici ed avere la capacità di poter interloquire con più operatori e Paesi perché c’è chi si occupa del ricevimento della merce, chi si occupa del confezionamento, chi degli ordini. Alla fine è necessario mettere insieme tutte queste informazioni per arrivare ad avere un percorso ben definito , sapendo dove si va a concludere l’operazione della vendita vera e propria”

La terra vista dalle donne. Impreziosire il lavoro quotidiano con il culto della bellezza

Il punto di vista femminile su questioni riguardanti la terra e la sua gestione/amministrazione non è mai stato così importante come negli ultimi 10 anni. E’ quello che fa notare Carola Gullino, AD e general manager di Gullino insieme a suo fratello Giovanni.

“E’ grazie all’Associazione Donne dell’Ortofrutta che molte imprenditrici oggi riescono a far sentire la propria voce in un settore che è sempre stato prettamente maschile. Aggregandosi le donne possono aspirare a molto di più.” Lo afferma Carola con molta caparbietà, essendo socia di questa realtà da diversi anni ed attuale vicepresidente.

Con Carola abbiamo affrontato anche il tema della bellezza nel lavoro della terra. Probabilmente uno sguardo femminile aiuta anche a dare a questo aspetto il giusto rilievo. Cos’è la bellezza in questo lavoro e perché è così importante coltivarla?

“In realtà nei nostri prodotti quello che noi ricerchiamo è la qualità e non la bellezza perché non vanno sempre di pari passo. Una cosa deve essere buona più che bella. La comunicazione è sicuramente più efficace quando comunichiamo la bellezza della natura. Siamo un’azienda specializzata nel biologico e quindi siamo molto attenti all’ecosostenibilità e a quelli che sono i ritmi della natura. Questo per noi è bellezza e cerchiamo di comunicarlo ai nostri consumatori e ai nostri buyer.” (Carola Gullino).

La passione per il biologico in una mela

Gullino nasce nel 1969 per volere di Attilio Gullino che si lancia nel business del kiwi diventando ben presto uno dei produttori più virtuosi del Piemonte. Con l’arrivo delle nuove generazioni Gullino, Carola e Giovanni continuano il lavoro del padre per la valorizzazione del kiwi ma scelgono anche di puntare su qualcosa di nuovo, che abbia delle grandi ricadute sull’ambiente. E’ così che nasce la mela biologica Gullino.

La mela è un frutto eternamente favoloso di cui Gullino coltiva le varietà Gala, Red Delicious, Golden Delicious, Braeburn, Fuji ed altre mele resistenti alla ticchiolatura. 

E’ proprio grazie ad un grande lavoro di squadra, nato in seno all’amore per la terra, che Gullino ottiene la certificazione di Mela Rossa di Cuneo IGP e successivamente anche quella per la produzione della mela biologica.

E’ questa la vera innovazione che traina, ancora oggi, l’azienda verso un vero percorso volto alla sostenibilità ambientale. 

Gullino, infatti, aderisce ai 4 principi dell’agricoltura biologica garantendo, con il proprio lavoro quotidiano, il principio del benessere, dell’ecologia, dell’equità e della precauzione. 

La conoscenza diretta e capillare dei singoli produttori fa si che vi sia sempre un attento controllo qualità all’ingresso. Il rapporto diretto con tutti i produttori di mele bio consiste in frequenti visite sul campo volte a mantenere altissimi standard qualitativi, come la coltivazione biologica richiede. 

Per Gullino, infatti, il biologico è diventato una vera e propria passione e mantenere tale certificazione è cosa alquanto complessa ma consente di aggiudicarsi fette di mercato che ripagano di tutta la fatica profusa. 

Oggi Gullino produce circa 100.000 quintali di frutta certificata bio, tutta coltivata con pratiche agricole che garantiscono di ottenere un prodotto libero da qualsiasi molecola di sintesi. Le mele sono trattate esclusivamente con sostanze di origine naturale e minerale, escludendo rigorosamente l’uso di fertilizzanti, fitofarmaci, diserbanti, prodotti medicinali e conservanti chimici in sintesi. 

Le tecniche dell’agricoltura biologica rispettano l’ambiente e i suoi equilibri, e se la terra con noi è stata generosa sin dal primo momento consentendoci la coltivazione dei frutti che commercializziamo, noi non possiamo essere da meno con lei. Gullino limita, infatti, l’inquinamento atmosferico e delle acque, evita lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali e l’erosione del suolo, scongiura l’estinzione di organismi utili, preserva la biodiversità nell’ambiente.

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RICETTA FRAPPE’ ALLA MELA

La mela biologica Gullino è ideale per la realizzazione di una ricetta fresca come il frappè. 

Per realizzarla sono necessari 120 ml di latte, 2 cucchiaini di zucchero, 1 mela, 1 spruzzata di limone e cannella quanto basta. 

 

In un frullatore ad immersione inseriamo la mela a cubetti, lo zucchero, la cannella ed il limone. Frulliamo bene e poi aggiungiamo il latte freddo, continuando a frullare fino ad ottenere una crema densa e spumosa. 

A questo punto il frappè è pronto. Mettetelo in frigo e servitelo fresco con una spruzzatina di zucchero a velo. 

 

Raccogliere i frutti. I volti dietro una storia di famiglia

Questo mese nell’ambito della campagna “Gullino Loves People” vi parliamo di come sono stati “raccolti i frutti” in azienda.

I frutti sono la metafora di tutte le cose sane e genuine che riusciamo a mettere nel mondo ed anche in Gullino questo processo virtuoso di “semina” è avvenuto con successo. Papà Attilio, infatti, è riuscito a trasmettere la passione per il settore ortofrutticolo ai suoi figli, Carola e Giovanni, i quali oggi sono il vero motore propulsivo dell’azienda cuneese.

In questa videointervista Carola, direttrice generale ed amministratrice delegata dell’azienda, ci racconta quando ha deciso di intraprendere questo percorso e perché.

Non è scontato raccogliere le redini dell’azienda di famiglia. Per farlo (e farlo con vero successo) è necessario che vi sia passione e voglia di innovare, quella che Carola da anni mette in circolo. E’ riuscita a fare dell’ortofrutta un mestiere “bello” e “femminile”, impegnandosi nel posizionamento dell’immagine aziendale sia attraverso attività di marketing che con la sua partecipazione alla fondazione dell’Associazione Nazionale Donne dell’Ortofrutta, di cui oggi è vicepresidente.

Cosa si aspetta dalla sua azienda nel futuro? Quali frutti raccoglieranno le prossime generazioni? Ce lo racconta in questa videointervista. 

 

Gullino. Storia di un uomo e di una passione

Abbiamo intervistato il fondatore della nostra azienda, Attilio Gullino.

E’ dalle sue intuizioni che è nata la storia di Gullino, che oggi primeggia nel settore ortofrutticolo. Lo slancio dato dai figli, Giovanni e Carola, oggi la rende una realtà moderna, tecnologica ed attenta alle scelte ecosostenibili.

In questa video intervista possiamo ascoltare le parole di Attilio Gullino che ci racconta cosa vuol dire investire nella terra e perché ha scelto di farlo, in Piemonte e nel Lazio.

 

Cambiamenti climatici e agricoltura

Il clima sta cambiando e le conseguenze sull’agricoltura sono osservabili ormai ad occhio nudo. Le sfide per il mondo dell’agricoltura sono diverse e partono innanzitutto dalla risorsa dell’acqua, un bene che si sta riducendo.

Davanti ai cambiamenti clinatici le sfide per il mondo dell’agricoltura sono molte. E’ necessario migliorare la qualità nutrizionale del cibo, limitare il consumo dissennato di risorse, rendere l’attività agricola più redditizia. Gli eventi catastrofici naturali (uragani, inondazioni, siccità, gelate …) sono più frequenti, anche qui in Piemonte- Ricordiamo la gelata primaverile di questo 2021, le recenti alluvioni o la tromba d’aria che nell’agosto 2020 ha sradicato interi frutteti a Lagnasco. I gas serra, come il metano prodotto in grande quantità negli allevamenti, hanno causato l’innalzamento delle temperature, con effetti a breve termine anche positivi nel centro e nord Europa, dove certe colture se ne avvantaggiano, ma con effetti negativi a lungo termine. L’Italia rischia di trovarsi tra qualche decennio con lo stesso clima del Marocco di oggi.

Nonostante ciò possiamo ancora fare molto. Come cittadini possiamo ridurre gli sprechi ed optare per uno stile di vita più sano e sostenibile (non a caso è proprio questo l’orientamento attuale di chi fa largo consumo di frutta e verdura, così come dimostrato da una ricerca dell’unione nazionale consumatori di cui abbiamo recentemente parlato nel nostro blog) ma si rendono necessarie anche scelte politiche locali e nazionali in difesa delle risorse naturali.

Come azienda, noi di Gullino, abbiamo scelto di produrre a residuo zero o secondo tecniche biologiche e ci siamo dotati di tecnologie sostenibili che mirano alla produzione di energie rinnovabili.

Un impegno che deve continuare.

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